sabato 23 maggio 2015

[Ascolti] Jamie XX - In Colours


Il fenomeno XX è chiaro e noto a tutti.
Se si dovessero tracciare una decina di band fondamentali in questo nuovo millennio, loro ci sarebbero.
La coerenza nel progetto musicale, un'idea ben chiara e sviluppata da un quartetto (poi trio) di giovanissimi inglesi, a costruire un disco impiantato su una base elettronica e cantato deliziosamente a due voci, un disco subito iconico, largamente utilizzato anche da media di indirizzo popolare.
Il seguito, capace di confermare e allo stesso tempo evolvere il suono (alzando il battito medio, pur mantenendone le atmosfere, questo fu il colpo più importante) ha proiettato la band nella inusuale situazione di essere una band da cameretta, da piccolo club, con un pubblico da grandi palazzetti.
Dietro alla band si muove da tempo però una figura, verosimilmente l'elemento più geniale del gruppo: Jamie Smith, in arte Jamie XX, classe 88.
Che non tarda ad affermarsi.
Prima come remixer (indimenticabile la rivisitazione di Florence And The Machine , programmatica) poi come dj in molteplici festival estivi e non (di casa anche per parecchio tempo al Fabric di Londra).
Poi nel 2011, il nostro Jamie XX inizia a mettere il proprio nome su un disco, definibile di remix ma in realtà quasi un lavoro a quattro mani con Gil-Heron Scott, riscrivendogli in pratica tutto il disco e facendolo suonare a proprio gusto.
Tutti indizi chiari, per chi scrive, di una abilità non comune e di una sensibilità musicale rara, nel coniugare più generi e distaccarsi leggermente dal suono degli XX.
La musica di Jamie è fatta di ritmiche ossessive, spezzate, campioni che si rincorrono, una generale eleganza di fondo che non la rende (quasi) mai ballabile ma pure profondamente elettronica, cadenzata, di tanto in tanto quasi un incrocio tra qualcosa di dubstep e qualcosa di hip/hop .

Ed eccoci, al 2015, con il primo, totale, album a proprio nome.
Un passo non da poco, considerando che è in registrazione anche il terzo lavoro della band principale.
Ma è la chiusura di un percorso, non a caso non mancano due tracce da un ep uscito lo scorso anno (Girl/ Sleep Sound).
E gli incroci (futuri?) non sono pochi tra le band, se Romy presta la propria voce a due brani (e Oliver ad uno), di cui Loud Places è tra i migliori di quest'anno, sorprendente nell'evolversi in un ritornello corale quanto famigliare nella melodia che emerge sul finale.
Ma non ci sono solo deviazioni della traiettoria XX: lo spettro musicale di espande non poco.
La campionatura soul di I Know There's Gonna Be (Good Times) riporta ai vinili di qualche decennio fa e colpisce l'obiettivo, così come in direzione opposta è la cupissima Gosh in apertura, facilmente assimilabile a qualcosa di industrial se non fosse per quella geniale seconda parte dove la melodia diviene base per un sintonizzatore che si trasforma quasi in un assolo di chitarra: colpo da maestro.
C'è davvero poco su cui recriminare: Obvs è uno strumentale in pieno stile del remix di Florence e regge alla grande, Hold Tight un esperimento che funziona (territorio Four Tet) e si espande benissimo, i brani già noti recitano la loro parte.
Forse, si potrebbe dire, un disco all'opposto degli XX, non troppo coeso, trabordante di idee e intuizioni, meritevole di essere compreso nelle sfumature più ampie e capace di essere apprezzato (magari per una parte) da un vasto pubblico.

Le ampie speranze, insomma, sono pienamente ripagate.
Bravo Jamie, ti aspettiamo in un tour e presto anche con gli XX.

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