Ma si, certo.
Ovvio che questo disco è uscito a Marzo e questo significa, anno 2014, che è già stato recensito, ascoltato, fagocitato e oltretutto citato nelle innumerevoli classifiche di fine anno.
Che questo tour è già passato (due date per noi) in Italia, che scontatamente dire qualcosa di nuovo sarebbe impossibile.
Per cui, senza troppi giri di parole: bello e antico.
Lost in the dream, terzo disco dei War On Drugs (Philadelphia, Pennsilvanya) nati con l'ormai solista Kurt Vile è oggi l'espressione più matura del pensiero musicale di Adam Granduciel.
Non solo: è l'espressione di un ormai rara attitudine e sensibilità musicale, un album rock che guarda agli anni ottanta di tastiere, batteria, voce.
Non li ha citati quasi nessuno, vedendo in rete, ma la sensazione non è lontana da Disintegration, dei Cure.
Imponenza, forza, intensità.
Momenti di luce abbaglianti: Red Eyes è il brano che una generazione in un club sporco londinese dovrebbe ascoltare e cantare per un anno o più, Eyes To the Wind la colonna sonora di un'autunno romantico, Under The Pressure il montaggio di un anno vissuto alla grande (e che si concede per quasi nove lunghissimi minuti, a chiarire la forza sin dalla prima traccia).
Burning, un pezzo degli Arcade Fire quando guardano a Springsteen (qualcosa dalle parti di Keep The Car Running).
Ma soprattutto, Lost in The Dream è un disco che ascolto da qualche tempo (perchè ne parlano tutti bene) e ora, tra Novembre e Dicembre, è diventato una colonna sonora senza che mi accorgessi di come lo fosse già da qualche mese.
Ora che gira fisicamente in auto, ora che esplode nelle casse, ora che alcuni momenti di luce abbagliante sono così chiari, netti, che è impossibile non concordare con chi descrive questo disco come di qualcosa di emozionante, proveniente da un passato non dimenticato, perfettamente attuale e soprattutto in grado di farsi ricordare, cantare, ballare.
IL NEGOZIANTE - Consigli non richiesti su tutto che si possa definire interessante in questo mondo
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