mercoledì 29 ottobre 2014

[Live Report] Damien Rice @ Teatro Linear 4 - Ciak, Milano

Quando, un paio di estati fa, avevo visto per la prima volta Damien Rice ne ero rimasto sorpreso.
Come probabilmente capita a chiunque si avvicina all'evento live di un cantautore dalla rarissima discografia (due capolavori, datati 2002 e 2006, un terzo album in arrivo nelle prossime settimane) e autore di brani intensi, autorali, emozionanti.
L'idea di un concerto tra voce e chitarra (a volte piano), del silenzio attorno, di una voce maestosa, di qualche brano diventato classico in questa età dove di classici non se ne vedono quasi più.
E invece: sorrisi, vino, tante parole, un finale con centinaia di persone sopra, a lato e sotto il palco, il battimani, un rapporto strettissimo tra pubblico e autore: qualcosa di vicino e autentico che a stonare (si fa per dire) erano quasi i brani stessi, impegnativi, circondati da racconti, momenti di estatico silenzio in una serata fiorentina ricordata, probabilmente tutti, con il buonumore.

Invece l'altra sera, al "teatro" tendone Linear 4 Ciak, poco estetico carrozzone verde di buona capienza piantato in una zona di Milano dove poco lontano (si è sentito di tanto in tanto) non mancava un circo, beh in questa data qualcosa è stato come quella supposta prima volta.
Intendiamoci: non c'è in questa annotazione l'idea di un meglio e di un peggio.
Solo che l'aggettivo "divertente" questa volta può essere sostituito con "potente".
Un uomo solo, spesso senza luci, di fronte ad una sparsa platea man mano sempre più vicina (al termine anche fisicamente).
Un uomo solo con la chitarra (e una veloce parentesi al piano).
Forse un uomo più impegnato a provare sè stesso (un pezzo nuovo si ferma a metà "devo ancora imparare bene la parole") ma non meno incline ad aprire cuore, mente e qualcosa del sè artistico al pubblico (Cold Water viene cantata con una spettatrice e il figlio a riprendere con lo smartphone dal palco, completamente spento per aiutare la, peraltro ottima, performance di lei).
Damien Rice l'altra sera a Milano era venuto a fare ciò che gli andava: un giro di presentazione, un rientro soft (ci vediamo il prossimo anno, annuncia), un brano con il Coro Barbarossa (Lodi, Milano), una chiusura che da Blower's Daughter s'incenda in Creep dei Radiohead, andata e ritorno, momento di voglia senza se e senza ma.
E ancora: Volcano con il pubblico ammaestrato e diviso in un triplo coro, a battere piedi e mani e diventare band nelle mani del nostro e subito dopo Cannonball, amplificatori spenti, unplugged come il termine suggerisce nella sua pura essenza.

Per provare, per mettersi a nudo, per piacere, per piacersi.
Due ore abbondanti di concerto, se ne hai incise due su disco fino ad ora, vuol dire non risparmiarsi, gettare l'anima, senza specchi, luci, amplificazioni, solo la voce e la chitarra che ora è delicata, ora violenta, ora elettrica, ora acustica, variazioni sul tema della vita, che Damien Rice prova a raccontarci.
Con successo, perchè è uno dei concerti più belli visti quest'anno (e non solo).

Setlist
The Greatest Bastard
Delicate
Woman Like a Man
Elephant
9 Crimes
The Professor & La Fille Danse
Volcano
Cannonball
Older Chests
I Don't Want To Change You
Cold Water
I Remember

Encore:
Colour Me In
My Favourite Faded Fantasy
Trusty And True
All I Have to Do Is Dream
The Blower's Daughter (Creep snippet)

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