venerdì 22 febbraio 2013

Ascolti: Foals - Holy Fire


Il terzo album, spesso è quello della consacrazione.
Funziona così: il gruppo esordisce, nell'attenzione generale della solita nicchia più o meno grande.
Poi se tutto va bene, si conferma con il secondo disco, allargando il proprio bacino di utenza.
E arriva così al terzo album, con l'attesa del pubblico (che ora ha iniziato a fare passaparola, i meno attenti sono arrivati anche loro a conoscerli) e se ancora va bene, avviene lo sdoganamento, si passa dalla nicchia al mezzo main stream (una parabola ben seguita dagli Arcade Fire, per esempio).
Che però sia difficile il terzo album, è vero.
E' quello che spesso segna il confine tra il fuoco di paglia (o il modesto declino) e i fuoriclasse.
Perchè spesso, troppo spesso, il secondo disco è più un battere il fuoco finchè è caldo.
Non è stato invece così per i Foals, che dopo l'enorme Antidotes, non tra i dischi più famosi di quel periodo ma uno dei migliori, con il math-rock portato su traiettorie e ritmiche accessibili quando complesse, avevano dato alla luce il convincente Total Life Forever, capace di proseguire il discorso e ampliarlo (vedi la splendida Spanish Sahara).
E così, per il gruppo di Oxford, siamo arrivati a questo terzo disco.
Che sta girando nelle cuffie da un pochino, più, per dire, di altri dischi già recensiti.
E il motivo è semplice: è un disco ben fatto, ma che non sfonda.
Non male Prelude, particolarissimo semistrumentale ad aprire il disco, maluccio invece Inhaler, primo singolo con chitarroni quà e là che spaventano un pò (si è temuto di riaprire la ferita Bloc Party / Four).
E poi il cuore del disco, che è quello che non incide fino in fondo perchè semplifica un pò troppo il discorso Foals, quello che era inventiva, genio, una batteria in prima linea a scandire le melodie qui diventa un pò troppo radiofonico, magari godibile in My Number ma subito dopo, Bad Habit che ricalca fin troppo Big Big Love del primo disco (ma non se ne sono accorti?).
Soprattutto il suono è piuttosto compatto, per non dire abbastanza simili con sè stesso.
E a dire il vero, andando avanti nel disco, gli acuti sono scarsi.

Intelligente ma non si applica, dicevano a scuola.
Difficile dire se sia un'impressione, un momento di calo di ispirazione, fatto sta che, semplicemente, Holy Fire scivola pigro (ma non lento, certo) nelle orecchie senza avere la forza di quegli ascolti trascinanti che ti gridano "ancora!ancora!".
Davvero un peccato.

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