giovedì 7 febbraio 2013

Ascolti: Baustelle - Fantasma


Sono passati tredici anni dal primo disco dei Baustelle, quel "Sussidiario illustrato della giovinezza" che  inaugurò il percorso artistico di un gruppo capace di compiere, come da manuale, ogni passo dalla gavetta alla fama.
Una fama meritata e conquistata, passando attraverso il trittico La Moda Del Lento - La Malavita - Amen, raggiungendo, a mio parere, con quest'ultimo la totale maturazione, attraverso un album enorme, vario e capace di essere un classico istantaneo.
Amen conteneva poi Charlie Fa Surf, sprezzante inno alla gioventù (o meglio ad una parte di essa) che regalò alla band toscana una rotazione nelle radio inaspettata e che mai prima li aveva investiti.
Ma prima di Fantasma, album uscito in questi giorni, c'era stato I Mistici dell'Occidente che, per un motivo o per l'altro, non mi aveva convinto fino in fondo.
Era come se prima il gruppo avesse, album dopo album, alzato l'asticella e poi si fosse fermato, per una volta.
Era quindi con qualche dubbio che mi sono approcciato a Fantasma, sesto disco in studio.
Un disco che, diciamolo subito, non regalerà (verosimilmente) nuovi picchi di vendite.
Cosa che ci interessa niente.
Ma a livello qualitativo?

Diciamo subito che Fantasma è un disco enorme.
Pomposo, arioso, sbruffone, privo di freni e limitazioni.
Quando l'ho sentito la prima volta ho ripensato a Bright Eyes, nei primi album, quando ne scriveva due all'anno, si autointervistava e celebrava quasi tutte le canzoni con un'enfasi che tradiva la superbia di chi a vent'anni si sente padrone del mondo.
Probabilmente Bianconi, mai come in questo caso apparentemente guida del gruppo, non sarà d'accordo, ma ascoltando Fantasma si percepisce una magnificenza incredibile.
Un concept album già dalla tracklist, diciannove brani, un'ora (molto) abbondante di musica, intermezzi strumentali comprendenti Titoli di Testa, Intervallo e Coda e soprattutto con una più che impegnativa orchestrazione a permeare ogni brano.
C'è ogni strumento, ci sono i cori, gli archi.
C'è qualche eccesso.
Ma è un disco bello.
Bello e incredibilmente sincero.
Fantasma è l'asticella alzata di nuovo, è la rinuncia ad alcune concessioni melodiche per far spazio al testo, alla tematica, al racconto.
Sin dall'inizio: Nessuno, che ci porta nel tema della morte, portato a compimento nel (bel) singolo "La Morte non esiste più".
E poi futuro e morte, ancora: Diorama, con il suo mondo idilliaco, il quasi bolero di Cristina (che sembra uscire da Amen).
A metà disco, il brano migliore: Il Futuro, che in qualche modo sembra una "Il Corvo Joe" di oggi, sguardo sul domani e sull'oggi, splendidamente orchestrato. (E potremo anche avere/Altre donne da amare/E sconfiggere l’ansia/E la fragilità/E magari tornare a sbronzarci sul serio/Nella stessa taverna/Di vent’anni fa/Ma diversa arriverà/La potenza di un addio/O la storia di un amico/Entrato in chemioterapia/E la vita che verrà/Ci risorprenderà/Ma saremo noi ad essere più stanchi/Il futuro cementifica/La vita possibile)

Non tutto è perfetto, il dialettale omaggio Conta l'inverni è poco a fuoco, per esempio.
Ma come non innamorarsi, ad esempio di un brano come Il finale?
Fantasma, come si diceva, è un disco eccessivo, snob, intellettuale e consapevole di esserlo,ma se è tutto questo è anche vero che Fantasma è un disco intenso, difficilmente dimenticabile, pieno di amore per la letteratura e per la musica italiana (e non) quella migliore.
A chi ne avesse voglia, il consiglio è di immergersi.

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