venerdì 30 novembre 2012

Live Report: Alt-J @Bronson (Ravenna)




Con tre concerti a fine novembre si conclude, per quanto riguarda l'Italia, l'anno magico degli Alt-J.
Un disco d'esordio uscito a fine maggio, le prime date per il quartetto inglese.
Un'estate a suonare e un successo cresciuto settimana dopo settimana che li ha portati a platee sempre più ampie.
Un primo passaggio anche da noi, in apertura (h17) al Perfect Day Festival di Verona, con i primi applausi e un pubblico caloroso, con un certo stupore dei ragazzi di Leeds.
Poi, poche settimane fa, la vittoria al Mercury Prize, battendo altri nomi interessanti (ad esempio i Django Django) con un nuovo aumento delle vendite e un tour tra autunno e inverno capace di registrare numerosi sold out, non ultimo quello di questa sera, al Bronson di Ravenna.
Insomma: pochi mesi per passare da sconosciuti a realtà affermata, con la ormai insolita capacità di piacere ad un pubblico trasversale, critica compresa.
Il merito è ovviamente in An Awesome Wave, strepitoso disco di esordio degli Alt-J che nonostante passino i mesi mantiene tutta la sua freschezza, fatta di un pugno di grandissime canzoni e di un suono che frulla numerose influenze riuscendo però a condensarsi in un mood sonoro estremamente personale.

Sono le 22 e 30, giusto il tempo di dimenticarsi in fretta il gruppo di apertura e i quattro entrano in scena, con una delta sullo sfondo, simbolo della band, che scopriremo poi essere fondamentalmente rotta e quindi rimane fissa senza regalare presumibilmente giochi di luce.
Ma non è di spettacolo che ci interessa, ma di canzoni.
E ci sono tutte.
Dal Perfect Day ad oggi sono passati tre mesi circa ma l'impatto sonoro, complice anche il luogo piccolo e chiuso è ottimo.
Sono cresciuti gli Alt-J.
Pur con un'estetica nerd indistinguibile, sono spariti molti dei sorrisi sorpresi in chi suona per fare spazio ad una esibizione praticamente perfetta dell'intero disco, con un paio di aggiunte.
Ottima la batteria, ottima la voce di Joe Newman e decisamente buonissimo il supporto di Gus Unger-Hamilton, alle tastiere e seconda voce, nonchè vero frontman del gruppo in una curiosa distinzione dei ruoli rispetto al solito.
Se il pubblico dimostra di conoscere ogni nota, il gruppo dimostra in poco tempo di essere in formissima.
Così, dopo un inizio identico al disco, svettano la sequenza Somethng Good-Dissolve Me-Fitzpleasure, con quest'ultima che guadagna molta intensità rispetto al disco.
E poi due grandi pezzi, Breezeblocks a chiudere la prima sequenza e Taro a chiudere il concerto, per una cinquantina di minuti di concerto dove trovano anche spazio Hand-Made (b-side) e una curiosa versione di Slow di Kylie Minogue in salsa Trip-Hop, straniante ma riuscita.

E se il successo tra nel coinvolgimento del pubblico è giusto notare quanto la maggior parte dei pezzi siano accompagnati da cori e applausi, addirittura spesso da applausi nel mezzo della canzone.
Dunque: una crescita impressionante per quello che al momento è già un grandissimo gruppo.
Il futuro è tutto loro.

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