venerdì 3 agosto 2012

Un pensiero: concerti, permessi, voci dal coro


In questi giorni ci sono parecchie notizie che sarebbero musicali ma in realtà sono extramusicali, ovvero eventi che riguardano la percezione e la regolamentazione dell'attività live in Italia.
Parto dall'assunto che eviterò di dire "solo in Italia" (sarebbe troppo ovvio) perchè non conosco la situazione estera, anche la sensazione, per letture e viaggi è che sia ben diversa, migliore, più tollerata, di stati che comunque incoraggiano, sostengono e sono mediamente più giovani del nostro (paese vecchio per eccellenza).
La prima notizia fu qualche giorno fa, quando arrivo lo stop per il Bolognetti Rocks, gestito dal Covo e capace di dare una bella programmazione quasi sempre gratuita nell'estate Bolognese: una settimana prima del termine è stato sospeso il permesso per fare concerti.
Questione di regolamenti e (pare) di numero massimo di concerti possibili in un determinato posto.
Se a qualcuno pare assurdo, specie poi considerando che si tratta comunque di organizzare serate anche con cachet importanti a ingresso libero e quindi con grossi rischi economici, beh ben venga.
Non solo.
Qualche giorno dopo sul blog di Grillo appare una piccola demonizzazione della "movida" di Parma (nota città violenta del Nord) promuovendo come positivo il tentativo di limitare la gestione degli eventi nei centri città dopo le 21.
A cui segue una risposta di Max Casacci, casa Subsonica, di cui tutto si può dire ma a cui va riconosciuto il merito di avere lavorato per dare a Torino una scena musicale, con il proprio gruppo, con la produzione di altri e con la creazione di eventi (chi ha detto il Traffic?).
E che dice quello che è ovvio: non demonizziamo, semplicemente dobbiamo fare le cose per bene ma non possiamo davvero rientrare in una mentalità da persone di ottanta anni.
Ora: scivolare nelle pieghe problematiche della nostra nazione sarebbe retorico, scontato e pure ovvio, non lo faremo.
Semplicemente, per quel che serve, si vorrebbe ribadire un concetto, semplice e naturale: i ritrovi di giovani, la serate di musica (quali esse siano) così come la proiezione di un film o qualunque cosa possa essere il desiderio di condividere un pensiero artistico non può essere demonizzata.
Se un ragazzo si droga in una scuola, non vuol dire che è una scuola di drogati.
Se succede un ferito fuori da una discoteca, non si viene feriti se si va a ballare.
Se, infine, ragazzi e non ragazzi vogliono metterci impegno e soldi per creare qualcosa che sia cultura ci vogliono istituzioni che diano regole semplici e utili.
Non come, ne parlavo ieri per un'altra cosa, dover dipendere da ordinanze locali per poter organizzare live o djset (se vi chiedete a fini di decibel o altro cosa possa cambiare, non è chiaro a nessuno, ma pare che davvero si possa a volte scegliere solo una delle due modalità).
Non come dover suonare, a quanto ho letto (o visto, in prima persona all'Arena Civica di Milano) a volumi così bassi, se si è nel centro città, che già nelle prime file riesci a parlare tranquillamente con il vicino.
Nel momento in cui l'attività live finisce intorno alle 23, 23 e 30 massimo e dopo con volumi un pò più bassi si fa un pò di dj set, credo sia tutto tollerabile.
D'altra parte, se si sceglie di vivere in un centro città, si sa che sono spesso pieni di vita.
O dovrebbero.
Perchè poi si finisce a impedire di poter girare con un bicchiere dopo le 21 (di questo si parla a Parma) e poi a protestare se qualcuno rimane in piazza a chiaccherare a mezzanotte e infine di finirà a pensare ad aree chiuse per i giovani insonorizzate: ah,no quelli erano, come aree chiuse dico, i centri sociali, ormai passati alla storia come zone di disadattati, drogati e buoni a nulla.
Se la non conoscenza di un fenomeno (in questo caso la musica) deve portare all'insofferenza allora siamo davvero un paese anziano, stanco, che assurdamente gira felice per il mondo raccontando di queste "città che non dormono mai" di una Londra sempre accesa, allora davvero siamo Italiani che colonizzano le spiagge Spagnole d'estate per il divertimento e l'allegria, allora davvero mettiamo foto su Facebook di un cocktail in un club di New York scrivendo "questo si che è vivere" e poi rientrati in Italia facciamo manifestazioni e cartelli per il bar sotto casa che fa rumore.
E quindi siamo incoerenti e soprattutto poco giovani ma non di età ma di mente.
E dovremmo imparare che sono le idee e la cultura che ci hanno portato ad un mondo migliore, non una finestra abbassata, un doppio vetro costoso, per lasciarci guardare il programma di intrattenimento in prima serata, rinchiusi nel nostro mondo che è migliore di quello che non conosciamo.


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