sabato 7 aprile 2012

Ascolti: Blood Red Shoes - In Time to Voices


Un duo di Brighton, formatosi nel 2004, uomo e donna, al terzo album in carriera.
Sono questi i Blood Red Shoes che, purtroppo per loro, sono una di quelle band fuori tempo massimo.
Forse se ne sono resi conto ed è nuovamente un peccato.
Perchè Fire Like These, precedente album, era semplicemente una bomba: era il disco, nel 2010, per chi aveva amato gli esordi di Artic Monkeys e Bloc Party, un album energico, con pochissime fermate, una batteria imponente e tanta chitarra sopra.
Una cosa semplice ma riuscita: basta il primo estratto, Don'T Ask

 
a chiarire in un minuto il disco che poi filava come un treno e con i brani più interessanti probabilmente in posizione 2 (Light It Up) e 4 (il bel crescendo di When We Wake).
Non ci si poteva aspettare niente di più che un altra ondata di ottimo indie rock.
Dicevo che forse si sono accorti di essere fuori tempo massimo visto che invece, di tanto in tanto, la ricetta cambia ma su tutto l'album permare l'idea che quel fuoco quasi perfetto si sia perso.
Non che il disco sia male ma di tanto in tanto si dilaga in momenti troppo "pesanti" chitarre troppo in prima linea, le melodie funzionano meno, insomma tutto meno accattivante.
Ci sono, piuttosto, accenni maggiori di Nirvana o Pearl Jam.
Meglio, se proprio, le parti più rallentante del brano, Night Light (che sembra un blues dei Kills, quelli buoni) male invece alcuni inserti privi di collante, come il minuto e mezzo di Je Me Perd, in aria pesantamente di grunge e che è semplicemente fuori posto nell'album.
Insomma, il discorso è chiaro, qualcosa di salva (anche la traccia omonima, se si vuol essere gentili) ma la delusione c'è, di fronte all'album precedente.




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