martedì 14 giugno 2011

Ascolti:Patrick Wolf - Lupercalia


Uno dice, questa volta non funziona.
Perchè già Patrick Wolf è un personaggio controverso, amato alla follia da alcuni (siamo tra quelli) e odiato da altri, personaggio costantemente sopra le righe, sospeso tra pop, elettronica, orchestrazioni barocche, momenti di profondo intimismo quanto veri e propri inni hit pop (vogliamo parlare di The Magic Position?).
E Lupercalia viene dopo The Bachelor, da più parti salutato come il suo migliore e più intenso album (al fianco di Wind in The Wires diciamo noi), quindi uno si aspetta parecchio.
Intitolato come festività romana, l'inizio dell'album fa un pò storcere il naso: non perchè si tratti di pezzi brutti, anzi, la scrittura è sempre sopra la media ma tutto suona molto leggero, radiofonico, sgombrato dalla (positiva) pesantezza e dai (sempre interessanti) esperimenti del passato (l'indimenticabile The Libertine).
Se quindi "The City", gia primo singolo suona bene ma non colpisce, da Armistice in poi esce tutto il lato drammatico e autorale del ragazzo inglese, prima di una coda nuovamente più allegra e sottilmente eighties.
Tra parentesi, abbiamo visto live unplugged Wolf e ha una voce e un carisma immensamente migliori rispetto ai già ottimi dischi, lasciando la naturale impressione che un futuro tour sia quantomeno da seguire.
Lupercalia è un disco che lentamente ammalia.
Atmosfere dilatate, un suono più "radiofonico" ma in molti casi di ottimo risultati e quindi promosso, anche se inferiore ai dischi precedenti.
Contiamo quella metà disco centrale di ottima qualità e il resto come solo sufficiente,  ma ciò che conta è che il Lupo è piuttosto vivo...

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