mercoledì 25 maggio 2011

Ferrara Sotto le Stelle Atto1: Sufjan Stevens.

Settecento persone circa.
Settecento persone hanno potuto vedere questo spettacolo, dopo una attesa durata sette anni in cui il nostro cantautore americano è asceso alla "fama" e ha proseguito il percorso personale con il doppio lavoro di un ep (di quaranta minuti) e The Age of Odz, svolta nel suo suono personale.
Che dire? Queste settecento persone hanno probabilmente visto uno degli eventi live dell'anno in corso.
Punto e basta.
Che dire di un concerto che inizia totalmente al buio, con un telo quasi trasparente calato poco davanti alla band e che proietta come sospese per aria gocce di pioggia mentre minuto dopo minuto tutto prende luce e si rivelano dieci musicisti, due batterie (due normali e due elettroniche) un pianoforte, tre tastiere, due coriste (e non solo), basso e gli svariati strumenti suonato dal protagonista.
Che dire di un concerto dove Sufjan Stevens riesce a intrattenere e commuovere, far saltare e far rimanere muto un intero teatro, a essere Jonsi, gli Arcade Fire, Patrick Wolf, gli Animal Collective e chissà cosa ancora.
E' questa la sensazione di queste due ore e mezza (!) di live praticamente ininterrotto.
Un diluvio di suoni, effetti, racconti di un personaggio che si rivela al pubblico come tranquillo e allo stesso tempo stralunato, profondamente influenzato da un piccolo americano di cui racconta la visione del mondo, basata su stelle, universi e congiunzione di mondi naturali.
Congiunzioni che sono su un pezzo un velo tra acqua e fuoco, ora l'intimo silenzio di voce e chitarra e frammenti narrati in inglese e per ben due volte in un tentato italiano, malriuscito quanto ammirevole per il tentativo di non dire solo grazie.
Poco dopo la metà il concerto svolta ulteriormente e diventa una festa vera e propria, fino ai venticinque minuti (!!) di Impossible Soul, dove le coriste (che sono anche ballerine e anima del balco) si spostano in avanti insieme a Sufjan e il pubblico si alza e si avvicina a loro mentre volano coriandoli e altri oggetti.
Arcobaleni ovunque e una lunga danza collettiva.
Lo stesso pubblico che regala un tripudio degno di quelle che si fanno durante le vere rappresentazioni, e il finale intimista marcato tutto Illinoise con l'ovvia (e desideratissima) Chicago a mettere il punto sulla serata.
Settecento persone che non possono, non lo vogliamo credere, non avere sgranato gli occhi di soddisfazione.
Un piacere anche avere contribuito al 25% dell'operazione miracolosa di una ragazza e tre amici arrivati senza biglietto a cui abbiamo ceduto il nostro in più e che sono quindi riusciti a entrare.
Ne valeva la pena.
Strepitoso, punto e a capo.



1 commento:

  1. si, è stato assolutamente fantastico. gran bella recensione.
    ancora non riesco a togliermi questo sorriso stampato dalla faccia da ieri sera, fantastico veramente!

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